JURASSIC WORLD
Inutile che io vi stia
a raccontare la trama del quarto film della saga, ambientato nel parco più
famoso degli ultimi vent’anni, dove i dinosauri la fanno da padroni. In tutti i
sensi. Torna al cinema dopo quasi 14 anni dall’ultimo episodio il Jurassic “Park”
(o come ci tengono a precisare nel film il Jurassic “World”), dove il regista Colin Trevorrow tenta disperatamente di
riportare alla gloria l’era dei dinosauri, che ormai per i nostri tempi moderni
altro non è che l’ennesima pellicola di fantascienza e grafica computerizzata.
Ci tengo, cari lettori, a precisare alcuni punti che saranno fondamentali per l’analisi
che sto per fare:
1)
La
storia è sempre la stessa! Vent’anni sono passati, ma la sceneggiatura non
cambia e se non ha funzionato nel primo e in quelli successivi, perché non
decidiamo di aprire nuovamente un parco con dinosauri super fighi spaventosi e
con più denti?
2)
La
creazione di nuove specie mi ha sorpreso parecchio al riguardo: ovviamente in
natura non è mai esistito un Indominus
Rex (che altro non è che un mix di fantasia: seppie, raganelle, Velociraptor) né degli Pterodactylus con testa da T-Rex (i più svegli li noteranno nella
scena in cui gli uccelli vengono liberati dalla voliera).
3)
La
scelta dei costumi della protagonista femminile: la sopravvalutata (per via di
quel genitore così famoso), anche se a mio parere capace, Bryce Dallas Howard che corre
per due ore di film con tacco dieci e gonna attillata è alquanto divertente. Il
personaggio non perde un attimo di lucidità con quelle scarpe e riesce
sorprendentemente a fare più di quello che ci si aspetterebbe da lei.
4) Nonostante
questo sia un esplicito seguito del primo e inimitabile film, non è presente
(neanche in un cameo) nessuno degli attori della precedente pellicola, se non
tramite forma di copertina di un libro…Questo è alquanto imbarazzante visto che
sappiamo che se si vuol rendere una storia interessante è sufficiente
piazzargli dentro un Sam Neill, alias prof. Alan Grant, e il
pubblico impazzisce letteralmente (guardate l’esempio del terzo e orribile
episodio con lui come protagonista).
5)
L’idea
di “ammaestrare” dei Velociraptor da usare a proprio piacimento è assurda:
andiamo, sono animali selvatici e preistorici… Cosa vi fa pensare che collaboreranno
con l’uomo che non fa altro che dargli topolini da mangiare o maialini da
inseguire?
6)
Finale
scontatissimo (attenzione allo
spoiler): se un T-Rex non riesce ad uccidere un mostro geneticamente
modificato, chi lo può fare se non un Mosasaurus, un rettile marino di 18 metri
di lunghezza?
7)
L’unica
nota positiva, soprattutto per il pubblico femminile, è la presenza scenica del
vero e proprio successore (così si vocifera) di Indiana Jones, Chris Pratt, che mostra di saper recitare
con e senza grasso (vi consiglio di andare a vedere la sua filmografia per
capire che cambiamenti ha fatto, sia in fattore cinematografico che fisico).
Arrivati a questo punto,
cari lettori, vorrei precisare una cosa: se consideriamo il film come episodio
a sé, allora mi sento di dire che è sufficientemente carino, ma se lo paragono,
e DEVO FARLO, alla pellicola originale del 1993 di Steven Spielberg, allora posso dirvi con
certezza che hanno fallito miseramente. E’ impossibile imitare la tecnica del
grande regista! Vi basti pensare ai dialoghi spassosi che ha messo in bocca al
prof. Ian Malcolm (che altri non era
che l’attore Jeff Goldblum) o alla
gelatina che trema nel cucchiaio di Lex
alla vista della sola ombra dei Velociraptor…
Voto: 6-